1.Essenza

XX.Ogni comunicazione ha origine dall’incontro creativo di due principi complementari da cui scaturisce un confronto dialettico che può dare inizio ad un processo di significazione diretto verso una rappresentazione possibile.

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Come emerge dai principali sistemi filosofici che si sono succeduti in ogni epoca, sono due i principi complementari che lavorano incessantemente per sostenere le manifestazioni della realtà: uno è il principio dionisiaco e irrazionale che vivifica il mondo, l’altro è il principio apollineo e razionale su cui è fondata la struttura stessa della realtà.
Nonostante la relazione tra questi principi sia inscindibile, nell’epoca che ci stiamo lasciando alle spalle è divenuta conflitto e l’uomo ha cercato in ogni modo di risolverla nella prevaricazione di una parte o nella sintesi di entrambe. In questo modo, ci siamo lasciati imprigionare in una sorta di metafora bidimensionale, dimenticando che tra finito e infinito, tra spirito e materia, tra realtà immanente e trascendente, non c’è alcun conflitto, ne scelta, ne frattura filosofica da sanare, ma solo infiniti passaggi tra due principi complementari che stabiliscono una rete di connessioni che si estende ad ogni livello di realtà.
La dualità è noumenica, profonda, incancellabile, e il nostro scopo non è quello di realizzare una nuova unità, ma di armonizzare le parti per raggiungere ciò che gli alchimisti chiamavano la “coniunctio oppositorum”.

Nel perseguimento dello stesso ideale, l’essenza della Comunicazione Alchemica consiste nel fulgore di un Estro creativo, nella sapienza di un Intelletto armonico, nell’Intuizione di una forma possibile e nella Solerzia di chi intende realizzare le proprie aspirazioni.

1.1.Estro

XI.È oltre i confini della ragione il luogo da cui scaturisce la vitalità del senso.

È giunto il momento della disillusione. La progressiva deflagrazione di tutti i modelli deterministici, nati con la presunzione di assolutizzare il mondo, dimostra che la razionalità non è sufficiente a garantire il benessere e la prosperità e nonostante il culto della ragione abbia cercato di confinarla ed escluderla, l’irrazionalità è parte integrante della nostra realtà. La sua vitalità è una funzione attiva e insostituibile nell’evoluzione dell’universo, e rappresenta per l’uomo la risorsa più importante per trascendere gli schemi e dar seguito alla propria immaginazione creativa.

Siamo tutto ciò che vorremmo essere: esploratori dell’inconosciuto, manipolatori dell’indefinibile, pazzi e visionari che rifiutano di imbrigliare la loro essenza e intendono ampliare i propri limiti fino a realizzare l’impossibile.

1.2.Intelletto

XII.Perché un significato possa diventare un itinerario di senso è necessario venga subordinato alle convenzioni di uno dei mondi possibili.

Nell’immaginario ogni cosa può essere qualunque cosa, ma l’intelletto ci insegna a separare una cosa dall’altra per renderla unica e irripetibile. Il caos delle diversità si contrappone all’ordine delle identità, ma tale confronto non è che una declinazione della dialettica primigenia da cui ha origine ogni manifestazione della realtà.
Assumendo questa prospettiva è possibile superare le logiche del pensiero esclusivo, facendo della propria ragione un sistema includente e armonico in cui perfino la follia può trovare il proprio posto.

Ammaestriamo l’assurdo, non perché si annichilisca, ma perché impari a danzare con la realtà esprimendo liberamente la sua vitalità. Per questo ci consideriamo scienziati del divenire, specializzati nell’ordinare il caos senza smarrirne il potenziale creativo.

1.3.Intuizione

XIII.Ogni comunicazione è accordata a un ritmo e ispirato da uno stile da cui discendono tutte le forme delle sue rappresentazioni possibili.

Benché le esperienze soggettive siano molteplici, ognuna si esprime sempre sulle note di una sola sinfonia universale. Accogliendo tale principio possiamo supporre che nelle profondità dell’animo umano sia possibile accedere alla dimensione dove prendono vita gli archetipi, agglomerati di forme e interpretazioni che si ritrovano onnipresenti e invariati in epoche e culture diverse. Quel luogo può essere considerato un enorme laboratorio alchemico in cui solo un sapiente alchimista può riuscire ad intuire la provenienza degli elementi che al suo interno danzano al ritmo di quella armonia che accompagna tutte le realtà possibili. Ogni storia può accordarsi a quel ritmo e accogliere le ispirazioni più profonde la dove non vi è nulla di definito e tra i chiaroscuri giocano a rincorrersi le ombre delle idee.

Lo stile che infondiamo alle nostre creazioni attinge a quel pantano dall’incommensurabile bellezza, che comprende tutti i totem, i simboli preistorici, i tesori dei tempi passati e futuri. Una dimensione ai confini dell’inconscio, dove sono custoditi i misteri di ogni intuizione e da cui si diffonde la melodia che ha ispirato la molteplicità delle forme del divenire e da cui hanno attinto tutti gli artisti di ogni luogo e ogni tempo.

1.4.Solerzia

XIIII.Il principio e la fine di qualsiasi comunicazione consiste nell’ideazione, nell’immaginazione e nella rappresentazione di un itinerario di senso.

Ogni intenzionalità comunicativa si realizza attraverso un processo di significazione che possa creare una connessione tra il significato che si intende comunicare e i suoi possibili referenti nella realtà tangibile.
Non sempre cielo e terra si incontrano, ma lasciando che l’immaginazione supporti la ragione, è possibile ampliare i propri orizzonti per riconoscere distintamente la meta verso cui dirigere il senso. In virtù di questa prospettiva è possibile distinguere nitidamente la direzione verso cui orientare un itinerario di senso che possa congiungere significato e significante.

Intendiamo riappropriarci della nostra follia originale affinché coinvolga l’intelletto in una spirale creativa in grado di rinnovare i sensi, cambiare le prospettive, trasformare la nostra percezione del mondo, sino a ricavare uno spazio in cui possa nascere un modo di fare comunicazione che possa costruire un ponte tra idealità e realtà.