Il bigotto postmoderno

  • 08LUG

Inserito in: Tendenze

Autore: Andrea Ibba

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Con l’avvento della postmodernità gli stili di vita sembrano aver lasciato il campo al mondo delle soggettività. La tendenza all’individualismo si sta progressivamente affermando e il bisogno di ‘diversificarsi’ è avvertito come urgente da una parte sempre più consistente della società.

Non c’è un solo aspetto della quotidianità che non sia coinvolto dal rinnovamento, ma sebbene cambino le forme, talvolta ad un livello più profondo, certi schemi concettuali rimangono sostanzialmente immutati.

Prendete ad esempio lo stereotipo del bigotto: una volta era piuttosto semplice identificarlo, bastava trovarsi difronte a un uomo o una donna, dai quaranta anni in su, ligi al dovere del culto, ma non altrettanto agli insegnamenti della dottrina, e non vi era quasi nessun dubbio: avevi a che fare con un classico bigotto.

Oggi riconoscerli non è altrettanto facile. Sia chiaro, il vecchietto o la vecchietta ipocriti che vanno in chiesa ogni domenica, sono un evergreen, ma nell’era della comunicazione globale, il bigotto postmoderno può spaziare tra ‘culti’ diversi, e oltre il bigottismo religioso ci sono una miriade di bigottismi intellettuali.

Di ‘templi che rigurgitan salmi’ ce ne sono parecchi e che sia il culto della fede o il culto della ragione poco importa: credenti, atei, movimenti politici, prodotti di consumo e qualsiasi altro totem, attorno al quale possa assieparsi una nuova tribù, può diventare un’opportunità imperdibile per la manifestazione di questo schema.

Come riconoscerli?
Dipende. Ma quanto più sono rispondenti alle seguenti caratteristiche, più alta è la probabilità che ti trovi dinnanzi a un bigotto postmoderno:

  • non perdono occasione per sottolineare le proprie credenze?

  • sono refrattari a qualsiasi dubbio o incertezza riguardi le loro convinzioni?

  • dividono il mondo in due macrocategorie: quelli che la pensano come loro e tutti gl’altri?

  • sono convinti che il mondo sarebbe più bello se tutti la pensassero come loro?

  • tentano di convertire il prossimo al proprio credo?

  • predicano bene, ma razzolano male?

  • si rivolgono adoranti ad uno o più totem e non tollerano vengano messi in discussione?

  • si scandalizzano o si infervorano per qualsiasi atteggiamento irriverente nei confronti del proprio credo?

  • sono pronti ad invocare l’esorcismo per gli antagonisti più agguerriti?

Immagino abbiate conosciuto tutti una persona con alcune di queste caratteristiche, ma attenzione, per essere certi di avere a che fare con un bigotto postmoderno, c’è una caratteristica imprescindibile, ovvero, la loro incapacità di andare oltre le forme per provare a distinguere qualcosa che accomuni il loro pensiero a quello altrui.

Non è mia intenzione mettervi in guardia da questi personaggi, quanto sostenere l’urgenza di superare le facili tassonomie del passato per imparare a distinguere le diverse espressioni di un unico schema.

Il pensiero bidimensionale non è più sufficiente per accogliere le sfumature di questa crescente complessità, e per scongiurare il rischio di rimanere invischiati in qualche concezione assolutistica, è indispensabile essere disponibili a rimettere in discussione qualsiasi dogma.

Del resto, perfino la ragione, se non viene irrigata dal dubbio, può assumere i tratti di un pensiero fideistico.

Come è scritto nel Manifesto della Comunicazione Alchemica: “l’unico assolutismo concesso, è l’assenza di ogni assolutismo”.

Insomma, tutto deve scorrere liberamente e ognuno deve sentirsi libero di esprimersi senza paura di andare incontro a nessun tipo di santa inquisizione.

Andrea Ibba

[ssba]

Non smetteremo di esplorare. E alla fine di tutto il nostro andare ritorneremo al punto di partenza per conoscerlo per la prima volta. (Thomas Stearns Eliot)